Classifica Ecommerce in Italia di Dicembre 2022: L’Impatto del Black Friday

Il Black Friday ha dato un forte impulso all’ecommerce durante le ultime settimane. Nella classifica di Dicembre il numero di aziende presenti è salito a 2.880.

Il Black Friday ha dato un forte impulso all’ecommerce durante le ultime settimane. A beneficiarne in particolare il settore dell’Elettronica, con 3 aziende nella Top 10 e ben 5 tra le 10 cresciute maggiormente.

 

Classifica Ecommerce aggiornata a Dicembre 2022

La  Classifica Ecommerce Italia di Casaleggio Associati, aggiornata ogni mese, è arrivata a contare un totale di 2.880 imprese che vendono online.

I 10 siti di ecommerce più popolari di questo mese sono i seguenti:
1. Amazon
2. eBay
3. Subito
4. Booking.com
5. Unieuro
6. Mediaworld
7. Samsung
8. Trenitalia
9. Zalando
10. Leroy Merlin

Rispetto all’ultimo aggiornamento hanno guadagnato posizioni Unieuro, Mediaworld, Samsung e Zalando.

AZIENDE CRESCIUTE MAGGIORMENTE

Durante l’ultimo mese, nel periodo caratterizzato dal Black Friday, le aziende che hanno guadagnato più posizioni sono state:
1. Dyson (Elettronica)
2. Monclick (Elettronica)
3. Pandora (Gioielli e Orologi)
4. Norauto (Auto e Moto)
5. Douglas (Salute Bellezza)
6. Calzedonia (Moda)
7. Nintendo (Elettronica)
8. Trony (Elettronica)
9. Comet (Elettronica)
10. Intimissimi (Moda)

 

LE PRINCIPALI CATEGORIE DEI SITI ECOMMERCE

Suddividendo in categorie di appartenenza le 2.880 aziende analizzate, emerge la tradizione italiana, infatti il 20% delle imprese di ecommerce presenti rientra nel settore Moda, il 10% Casa e Arredamento, il 9,8% in Tempo Libero e il 9,5% in Alimentare.

TABELLA RIASSUNTIVA PER SETTORE

Ecco i principali siti ecommerce per ognuno dei settori:

TurismoTurismo
1) Booking.com  2) Trenitalia  3) Ryanair
AlimentareAlimentare
1) JustEat 2) Deliveroo  3) Tannico
Scommesse e CasinòScommesse e Casinò
1) Sisal  2) Snai  3) Lottomatica
AssicurazioniAssicurazioni
1) Unipol Sai   2) Prima   3) Allianz Direct
MarketplaceMarketplace
1) Amazon   2) eBay  3) Subito
ModaModa
1) Zalando   2) Vinted   3) Zara
Casa e ArredamentoCasa e Arredamento
1) Leroy Merlin   2) Ikea   3) Mondo Convenienza
EditoriaEditoria
1) Ibs.it   2) Mondadori Store   3) Feltrinelli
ElettronicaElettronica
1) UniEuro  2) Mediaworld   3) Samsung
Salute BellezzaSalute Bellezza
1) Notino   2) Sephora   3) Douglas
Tempo LiberoTempo Libero
1) TicketOne   2) Game Stop   3) Vivaticket
SportSport
1) Decathlon   2) Nike  3) Adidas
Bambini e GiocattoliBambini e Giocattoli
1) Lego  2) Toys Center  3) Prenatal
FarmacieFarmacie
1) Efarma  2) Farmae  3) Docpeter.it
Auto e MotoAuto e Moto
1) Auto-doc   2) Automoto.it  3) Norauto
Gioielli e OrologiGioielli e Orologi
1) Pandora  2) Stroili Oro  3) Blue Spirit
AnimaliAnimali
1) Zooplus  2) Arcaplanet   3) Isola dei Tesori

La classifica completa aggiornata a Dicembre 2022 è visibile sul sito Ecommerce Italia:
https://www.ecommerceitalia.info/e-commerce-ranking

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Il BNPL visto da vicino: ispirazione, strategie, casi di successo

L’aumento del conversion rate e dello scontrino medio rappresenta il principale impatto sul fatturato ottenuto dal merchant che offre sul suo e-commerce opzioni di pagamento dilazionato. Leggi la ricerca per scoprire tutti i vantaggi di PagoLight (Compass Banca), uno tra i principali servizi di BNPL in Italia.

Il “Buy Now, Pay Later” (BNPL) rappresenta una delle tendenze più rilevanti nel settore dei pagamenti digitali degli ultimi anni e consente ai consumatori di acquistare beni e servizi immediatamente, suddividendo il pagamento nel tempo, spesso senza interessi.
Il report “Il BNPL visto da vicino: ispirazione, strategie, casi di successo”, esamina le strategie descrivendo due case study specifici:

  • Divani Store, nota azienda italiana del settore arredamento e design. Il suo transato con PagoLight pesa mensilmente il 18,3% del fatturato totale registrato dal brand.
  • Ridewill, popolare società nel settore della vendita online di prodotti per il ciclismo, come bici ed e-bike, accessori e ricambi. In questo secondo caso l’impatto mensile sul fatturato è pari al 28%.

Secondo l’indagine, svolta ad Aprile 2024, in generale risulta che il 47% dei clienti che ha utilizzato PagoLight per un acquisto online avrebbe rinunciato alla spesa in assenza del servizio, mentre il 30% dichiara di aver acquistato più prodotti o prodotti di maggior valore e il 95% sostiene che tornerà a fare acquisti sullo stesso sito di Ecommerce.

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Davide Casaleggio: la Customer Centricity è una delle chiavi per il successo

È partita la 17° edizione della ricerca ecommerce in Italia  della Casaleggio Associati, punto di riferimento per il settore, e abbiamo colto l’occasione per intervistare Davide Casaleggio. Dalla conversazione sono emersi alcuni spunti interessanti sull’impatto che può avere l’ecommerce per superare il periodo inflattivo, sulla vitalità dell’ecommerce italiano che viene rilevata dal ranking mensile e su quali possono essere i primi passi da compiere per muoversi in questo settore. Per prima cosa abbiamo chiesto a Casaleggio quali saranno gli aspetti che verranno indagati dalla nuova edizione della ricerca.

“Dopo aver consolidato le vendite sui 3 milioni di nuovi clienti italiani che hanno iniziato ad acquistare online durante il lockdown, il 2023 sarà un anno molto particolare.  Per realizzare la 17° edizione della ricerca “Ecommerce in Italia”, che presenteremo il 18 aprile 2023 a Milano, ascolteremo il punto di vista di centinaia di imprese che vendono online su diversi temi: dai business model alle tecnologie, dal marketing alla logistica.

L’ecommerce continuerà la sua corsa al rialzo che continua da 15 anni con crescite a doppia cifra, ma questa volta in un contesto di recessione e di alta inflazione. Un contesto che sarà gestito molto meglio da chi vende online grazie a una organizzazione del magazzino leggera”.

 

Un numero sempre più crescente si sta iscrivendo al vostro ranking, è un segnale interessante della vitalità del settore. Le aziende italiane stanno recuperando il ritardo con cui sono entrate in campo?

“La nostra classifica mensile ha riscosso un notevole interesse. Eravamo partiti dal misurare la classifica dei primi 100 siti di e-commerce in Italia per identificare chi stava emergendo o attuando strategie particolarmente efficaci sul mercato, ora monitoriamo ogni mese quasi 2.000 aziende. Abbiamo suddiviso la classifica per i principali settori merceologici per rendere trasparente il rapporto di forza tra i vari operatori che competono tra di loro. In questo modo si può vedere che alcuni settori sono ancora gestiti quasi interamente da aziende italiane, nonostante in cima alla classifica generale ci siano operatori stranieri ormai da tempo. A breve andremo poi ad aggiungere nuovi dati e statistiche ed è per questo che nei giorni scorsi abbiamo lanciato il nuovo sito www.ecommerceitalia.info, che ha l’obbiettivo di diventare il riferimento per i professionisti dell’ecommerce in Italia”.

L’ecommerce negli ultimi 15 anni, a parte l’anno del lockdown, è cresciuto sempre a due cifre. Riuscirà a tenere anche in questo periodo inflattivo? E se sì, per quali motivi?

“L’ecommerce è un modo molto più efficiente di vendere per produttori e retailer. Fa parte di un processo di cambiamento del modo di vendere al cliente finale, in alcuni settori in particolare come turismo e elettronica di consumo. Oggi questo cambiamento, inizialmente trainato dall’efficienza di vendita che permetteva di comprimere i prezzi, viene spinto anche dalle nuove abitudini degli acquirenti che iniziano a pretendere di poter acquistare tutti i prodotti online. L’ecommerce è resiliente soprattutto nei momenti di difficoltà economica, il suo impatto aumenterà quindi nei prossimi mesi.”

Stiamo entrando nel periodo di attività più intensa per il retail in generale, per chi volesse iniziare i primi passi nel mondo delle vendite on-line i marketplace sono un’opportunità o è meglio creare il proprio ecommerce?
“Per testare un mercato è sempre meglio esternalizzare le incognite, soprattutto se si vuole essere pronti in tempi brevi. I marketplace come Amazon o eBay, ma anche sistemi come Shopify o Big Commerce possono essere delle soluzioni rapide per attivarsi per le vendite natalizie. Se i risultati sono incoraggianti, diventa naturalmente necessario definire una strategia più solida e di lungo termine. Ottenere successo nell’ecommerce non è affatto semplice e richiede la reale capacità di mettere gli utenti al centro.”

La relazione con il cliente è un tema che è emerso per tutti i settori. Si parla di customer centricity che non può prescindere dalla data centricity: in che modo gli ecommerce possono sfruttare i dati per ottimizzare la relazione con il cliente?
“Spesso l’attenzione all’interno delle aziende è sul funnel di vendita cercando di trasformare il traffico da pubblicità in acquisti. C’è tuttavia un altro aspetto molto più importante che consiste nel costruire e mantenere una relazione con queste persone, a prescindere dal fatto che abbiamo o meno acquistato. La customer centricity è un vero e proprio mindset che va organizzato soprattutto attorno alla relazione che vogliamo coltivare con le persone interessate alla nostra offerta, per ascoltarle e migliorare continuamente.”

Leggi l’articolo completo su CMI Magazine

 

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Intervista a Davide Casaleggio: l’ecommerce come piano contro la crisi

In un mondo in cui l’inflazione si sta unendo ad un periodo recessivo l’incertezza di chi si occupa di vendere al cliente finale sta salendo. In un recente incontro tra gli operatori dell’e-commerce a Milano al quale ho partecipato, il 4ecom Summit, la febbre dell’incertezza è stata misurata al 75% tra i manager delle associazioni coinvolte.

Non conoscere il futuro causa spesso immobilismo e oggi le aziende che vendono online devono decidere se investire e potenziare la loro offerta e visibilità o aspettare che passi la tempesta. Gli operatori hanno ragione a temere un momento economico difficile.

Da una parte, infatti, negli anni della pandemia è stata stampata l’incredibile somma del 40% dei soldi in circolazione per poter fornire sussidi e ristori economici. Il 12% di inflazione che stiamo vedendo non sarà quindi sufficiente a colmare la svalutazione intrinseca che si è creata. Dall’altra parte le reazioni delle banche centrali con l’aumento dei tassi avranno un effetto immediato sul versante della finanza determinando una maggiore difficoltà a trovare capitali da investire e un effetto che di norma è posticipato di 18 mesi sull’economia reale.

La combinazione di queste due forze causerà molto probabilmente una recessione combinata con un momento inflattivo lungo che attraverserà almeno tutto il 2023. La soluzione esiste e consiste nel riuscire ad innovare a sufficienza per essere nella migliore posizione competitiva al termine di questo periodo turbolento.

La situazione in Italia

Per l’Italia questo tema deve essere affrontato alla radice già da ben prima di questo momento di difficoltà economica generalizzata. Tra tutti i Paesi del G7 l’Italia, infatti, arriva ultima per investimento in innovazione. In Italia si alloca il 18% del PIL in investimenti fissi lordi (media tra il 2010 e il 2020) rispetto al 23% della Francia o al 24% del Canada o il 27% della Norvegia. Se non investiamo non possiamo aumentare la produttività. Infatti negli ultimi dieci anni è aumentata di un mero 0,1% in Italia, al confronto di Giappone, Germania, Francia e Canada nello stesso periodo hanno avuto una crescita di dieci volte tanto. Non è sempre stato così: ad esempio negli anni Novanta in Italia superava l’1,5% di crescita della produttività media annua.

Il ruolo dell’e-commerce

Alla base dell’innovazione e della produttività ci sono gli investimenti in Ricerca e Sviluppo. Oggi in Italia siamo al 1,46% di investimenti R&S sul PIL. La Germania investe più del doppio. La Svezia e Taiwan quasi il triplo. La Corea del Sud (4,64%) e Israele (4,9%) il triplo lo superano. Non è un caso che prendiamo il taxi con un’app tedesca (FreeNow), ascoltiamo musica con una svedese (Spotify) e in tasca abbiamo spesso un telefono coreano (Samsung). L’Italia deve quindi iniziare a costruire il proprio futuro e non pensare solo alla spesa corrente.

C’è un ambito ad esempio in cui l’Italia deve ancora dispiegare la sua potenzialità prima di essere colonizzata dalle iniziative straniere: l’e-commerce. Proprio questo settore potrebbe dimostrarsi uno dei più resilienti anche in questo momento di difficoltà economica in particolare per diversi motivi.

Fattore 1. La crescita continua del fatturato online

L’e-commerce è l’unico settore in Italia che è cresciuto a doppia cifra per oltre 15 anni consecutivi con le sole eccezioni del precedente periodo recessivo del 2008 e 2009 che l’ha visto crescere di “solo” il 8 e 9%, e ovviamente del 2020 dove, a causa lockdown, uno dei settori chiave dell’ecommerce italiano, il turismo, ha creato un valore di -1% sul fatturato complessivo delle vendite online in Italia.

Anche nei prossimi mesi potremo contare su una crescita importante che vedrà molti settori aumentare il proprio fatturato a doppia cifra. Per il turismo gli operatori prevedono cifre addirittura attorno al 60% rispetto allo scorso anno, per la salute e bellezza +49%, per l’alimentare +36%, per la casa e arredamento +31%.

L’unica vera incognita su questi dati sarà il Natale che potrebbe scontare una maggiore attenzione alla spesa per regali da parte degli italiani colpiti dall’aumento improvviso di bollette energetiche e dall’ inflazione per la spesa di tutti i giorni. Un primo indicatore lo avremo con il black friday a fine novembre. L’e-commerce crescerà comunque a doppia cifra per la maggior parte dei settori anche quest’anno.

Fattore 2. I prezzi sempre allineati con l’aumento dei costi di approvvigionamento

Poter cambiare il prezzo in ogni momento è un privilegio di chi vende online. Le strategie di ottimizzazione del prezzo in tempo reale sono ormai una leva chiave per l’online. Chi, ad esempio, vuole posizionarsi su Amazon, dove in media ci sono 2,5 milioni di cambi prezzi al giorno, oggi si affida ai software di analisi e cambio automatico che i retailer utilizzano per rimanere sempre competitivi rispetto alla concorrenza e al contempo ottimizzare il margine e i volumi di vendita. La maggior parte degli automatismi sui prezzi, in realtà, avviene nel settore turistico che da più tempo ha studiato come adattare il prezzo al canale, al momento e al contesto.

D’altra parte il retail fisico è ancorato ancora al concetto di prezzo fisso che fu introdotto dai magazzini Bon Marché a Parigi a fine Ottocento come una rivoluzione, ma che oggi, soprattutto in momenti di forte inflazione, crea problemi di sostenibilità economicaIl prezzo dinamico metterà al sicuro da problemi inflattivi sugli approvvigionamenti.

Fattore 3. Il retail fisico sarà la nuova crescita dell’online

L’obiezione più comune allo sviluppo dell’ecommerce è di stampo quasi luddista nel percepirlo come totalmente contrapposto alla vendita fisica. Oggi, tuttavia, a poter beneficiare maggiormente del canale online sono proprio i retailer fisici che investono nella relazione realmente omnicanale con i propri clienti per massimizzare i vantaggi dei canali di vendita combinati. Ci sarà sicuramente una grande trasformazione della concezione del negozio che conosciamo e alcuni settori sono già stati travolti da questo cambiamento, ma anche qui chi saprà innovare per primo riuscirà a far crescere il proprio mercato. Il negozio fisico si trasformerà e porterà ulteriore fatturato all’online.

Fattore 4. I produttori hanno diretto accesso al mercato

Nella classifica dei top ecommerce in Italia quello che sta emergendo sempre più chiaramente è la crescita nella classifica dei produttori che stanno risalendo la top100 e stanno superando i retailer che, a loro volta, sono schiacciati dall’alto in termini di fatturato dai marketplace che dominano da diversi anni la classifica. La vendita diretta al cliente finale da parte dei produttori potrebbe portare a vantaggi di accorciamento della filiera che, in un momento recessivo e inflattivo, potrà permettere di essere certi di avere i costi e i volumi di produzione allineati con quelli richiesti dal mercato.

I produttori accorciando la catena distributiva allineeranno la produzione con la domanda. Negli ultimi due anni abbiamo visto oltre 3 milioni di nuovi italiani acquistare per la prima volta online. I primi acquisti sono stati di alimentari, ma avendo verificato che il meccanismo funziona, oggi sono aperti a esplorare anche altri tipi di acquisti. Attualmente il mercato dell’e-commerce italiano vale oltre 60 miliardi di euro e continua a crescere a doppia cifra. Chi investirà intercetterà il mercato, chi non lo farà lo lascerà agli altri, soprattutto a operatori esteri.

 

Leggi l’articolo completo su Agenda Digitale 

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Ecommerce in Italia 2023: la diciassettesima edizione

Milano – Il report di Casaleggio Associati è giunto alla sua diciassettesima edizione. La  ricerca dedicata all’ecommerce verrà presentata in un convegno a Milano il 18 aprile 2023, data da segnare sul calendario degli eventi ecommerce italiani più importanti. 

Alla ricerca di Casaleggio Associati, condotta dal presidente Davide Casaleggio, parteciperanno i principali merchant dell’ecommerce in Italia. Il rapporto analizzerà il mercato italiano dal punto di vista dei numeri, dei trend e delle recenti evoluzioni del mercato ecommerce.
Lo scenario dell’ecommerce italiano vede infatti diversi cambiamenti, dalle strategie alle tecnologie adottate e nuovi trend. Si registrano nuove abitudini dei consumatori e nuove modalità di vendita, grazie a tecnologie all’avanguardia, strategie omnichannel e ai marketplace. Infatti nella classifica aggiornata degli ecommerce più popolari in Italia secondo Casaleggio Associati in cima al ranking troviamo tre marketplace: Amazon, eBay e Subito.

Nel corso dell’evento “Ecommerce in Italia 2023” verranno affrontate importanti tematiche quali:

  • strategie digitali ed evoluzione dei modelli di business
  • strategie/strumenti di marketing e advertising
  • evoluzione delle tecnologie dell’ecommerce
  • relazione digitale con i clienti finali
  • innovazioni dei servizi di pagamento e logistica

 

L’evento inizierà alle ore 10:00 con un’introduzione ai risultati della ricerca da parte del Presidente Davide Casaleggio, seguita dalle tavole rotonde con aziende di primo piano del mondo ecommerce e i partner dell’evento. In seguito il networking lunch e nel pomeriggio i workshop tematici dei partner.

Quest’anno è prevista una partecipazione ancora maggiore all’evento, dal momento che la popolarità di “Ecommerce Italia ”continua a crescere, anche grazie alla nuova Classifica dei Top-100. All’evento del 18 aprile, sono attesi oltre 200 partecipanti in presenza e oltre 800 in live streaming, tra i quali rappresentanti di importanti aziende dell’e-commerce.

Le iscrizioni all’evento partiranno da Gennaio 2023. I manager di aziende che vendono online e vogliono partecipare alla costruzione della ricerca, possono farlo visitando la pagina:
https://www.ecommerceitalia.info/focus/rapporto-e-commerce-in-italia-2023

Per realizzare questa ricerca nei prossimi mesi coinvolgeremo le imprese attraverso survey e interviste dirette. Il nostro obbiettivo è di raccogliere le informazioni dalle aziende che fanno ecommerce per poi restituirle alla stessa comunità, con l’intenzione di diffondere dati, conoscenza e punti di vista originali.

Per questo invitiamo manager e professionisti ad entrare a fare parte del panel dell’indagine:

www.casaleggio.it/entra-a-far-parte-del-panel/

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La sostenibilità dell’e-commerce

Il tema della sostenibilità è divenuto centrale su vari aspetti dell’e-commerce non solo per la richiesta da parte dei clienti, ma anche per una generale convenienza che può essere costruita.
Il famoso dilemma se l’e-commerce sia meno impattante dal punto di vista dei viaggi dei corrieri rispetto a quelli dei clienti al negozio fisico è stato misurato. Il dato definitivo indica che con l’e-commerce si ha un risparmio tra le 4 e 9 volte a favore dell’e-commerce, cosa che ovviamente riduce anche il traffico: un furgone di consegna risparmia infatti circa 50 viaggi in macchina.   In generale l’impatto CO2 dell’e-commerce è 2,3 volte inferiore della catena distributiva fisica.

Più di 2000 aziende al mondo che rappresentano più del PIL degli Stati Uniti sono impegnate in obiettivi di riduzione delle emissioni su base scientifica. Le aziende che riescono a tradurre gli impegni sul clima in azioni concrete otterranno uno status di leader sostenibile

Per quanto riguarda invece il resto delle aziende, il 75% ha affermato che il cambiamento climatico è fondamentale per il successo strategico delle proprie aziende. Tuttavia, il 43% delle aziende non ha ancora obiettivi chiari per la riduzione delle emissioni di carbonio. Il 50% non è soddisfatto delle azioni della propria azienda nell’affrontare il cambiamento climatico.

La crescita dell’e-commerce rappresenta un’opportunità unica per dare una seconda vita ai materiali di seconda mano, consentendo lo sviluppo del riutilizzo, della riparazione, dell’upcycling o del Fai da te.
Rispetto al mercato dell’usato, il second hand, si vede un incremento a livello mondiale. Il 64% dei venditori della Gen Z afferma di venderne di più rispetto agli anni precedenti, il 73% delle persone della Gen Z che ha preso in considerazione la rivendita online afferma che è per motivi finanziari, mentre l’81% della Gen Z afferma che l’acquisto di usato è diventato più comune nell’ultimo anno.
Diversi brand stanno esplorando progetti educativi, come Prada che in collaborazione con l’Unesco ha portato a termine il programma didattico Sea beyond. Il progetto è destinato alle scuole secondarie di tutto il mondo e vuole sensibilizzare le giovani generazioni in materia di sostenibilità e salvaguardia dell’oceano in linea con l’Agenda delle Nazioni Unite 2030 e i suoi 17 Sustainable development goals (Sdg).

I player stanno esplorando molte opzioni per ridurre il loro impatto e affrontare l’evoluzione della domanda dei consumatori. Queste opzioni possono riguardare il packaging ma anche la supply chain, l’energia, il commercio omnicanale e la logistica che influenza infrastrutture e trasporti.

Impatto CO2 di un prodotto acquistato [E-commerce - Vendita fisica]

Impatto CO2 di un prodotto acquistato [E-commerce – Vendita fisica]

Il tema della sostenibilità è molto sentito tra le aziende italiane. Otto aziende su dieci infatti dichiarano di avere attività in corso rispetto agli obiettivi di sostenibilità. Le principali sono legate alla riduzione della materia utilizzata favorendo il riciclo in azienda e utilizzando un packaging è un prodotto sostenibile e riciclabile. Alcune aziende hanno anche certificazioni in questo ambito che tuttavia sono specifiche di settore (es. GOTS nell’abbigliamento). I meno sensibili in questo ambito sono le aziende dei settori Casa, Ufficio e Arredamento e i Centri commerciali online.

Attività di sostenibilità dell'azienda

Attività di sostenibilità dell’azienda

A rendere più interessante il tema c’è il fatto che i cittadini italiani sembrano a livello europeo quelli più interessati a valutare anche un sovrapprezzo per una spedizione più ecosostenibile con il 35% di acquirenti che lo dichiarano rispetto al 16% dei finlandesi.

Percentuale di persone che pagherebbe un extra per una spedizione ecosostenibile

Percentuale di persone che pagherebbe un extra per una spedizione ecosostenibile

Ci sono tuttavia molti ambiti per i quali gli esercenti e-commerce possono fare la differenza.

 

Imballaggi
Gli imballaggi sono un tema scottante quando si parla di vendite a distanza visto l’impatto sul sistema di smaltimento delle città ormai invase dal cartone e-commerce. L’impatto non si limita al cartone, infatti il 15% della plastica immessa al consumo in Italia è derivata dall’e-commerce. Per questo motivo gli operatori stanno adottando diverse strategie dall’utilizzo di imballaggi con materiali riciclati o compostabili con prodotti derivati dal mais o fibre vegetali o ancora nastri di chiusura con colle non tossiche. Alcuni esercenti stanno sperimentando anche imballaggi riutilizzabili a sacchetto, come in Germania con il progetto RePACK finanziato dal governo tedesco.
Ci sono infine strategie di ottimizzazione dell’uso stesso degli imballaggi come la strategia “one parcel policy” di Zalando che prevede l’invio di un singolo imballaggio anche in caso di prodotti acquistati di brand diversi.

Mezzi di consegna
Le consegne soprattutto nei centri delle metropoli oggi sono necessariamente fatte con mezzi elettrici o bici o a piedi per via delle nuove regole cittadine. Ma alcuni operatori stanno adottando una strategia full electric come Ikea che entro il 2025 consegnerà solo con mezzi ad emissioni zero.

Cargo marittimi
Sul fronte del trasporto marittimo internazionale le principali catene di vendita al dettaglio come Inditex, Amazon e Patagonia si sono unite alla coalizione Cargo owners for zero emission vessels (Cozev) e si stanno attivando per avere spedizioni senza emissioni di carbonio entro il 2040. Il trasporto marittimo rappresenta oggi il 3 per cento di tutte le emissioni globali, e potrebbe salire al 10 per cento entro il 2050 se l’industria continua a fare affidamento su combustibili ad alta intensità di carbonio.

Punti di ritiro
La consegna che evita di gestire l’ultimo miglio è forse quella più conveniente oggi dal punto di vista dell’impatto CO2. Uno studio condotto da parte di un’operatore di punti di ritiro, Easybox, ha dimostrato come le emissioni di CO2 sono ridotte del 20,5% rispetto alla consegna a casa. 

Re-commerce
La circolarità dei prodotti venduti si ottiene promuovendo la riparazione, il riuso, il riciclo e la rivendita. Su quest’ultimo punto eBay sta promuovendo una campagna promozionale legata alla sensibilizzazione del fatto che ogni famiglia ha in media più di mille dollari di oggetti che potremmo vendere online.
Alcuni operatori come Zalando stanno gestendo categorie di prodotti “pre-owned” per capi di abbigliamento, permettendo ai clienti di vendere i propri capi in cambio di un credito sul sito di e-commerce o una donazione fatta alla Croce Rossa o a WeForest.
Ikea per estendere la vita dei propri mobili gestisce programmi di leasing e riacquisto. Vaude, il brand di vestiario sostenibile, rende disponibili i tessuti senza PVC avanzati dalla produzione vendendoli su eBay. 

Energia dei datacenter
I data center nel mondo producono le stesse emissioni CO2 di tutte le compagnie aeree. In Europa producono il 6% di tutta la C02 prodotta, raggiungendo la quota di maggioranza relativa. Per questo motivo stanno nascendo molte nuove proposte a impatto zero in linea anche con l’obiettivo della Comunità Europea di rendere tutti i data center neutrali per l’ambiente entro il 2030 che sta sostenendo economicamente una certificazione, denominata Green Cloud, per identificare i data center a impatto zero. In Italia esiste un esempio virtuoso: l’azienda bolognese Executive Service.  

Nudging dei clienti
Portare il cliente a scegliere la migliore opzione dal punto di vista dell’impatto ambientale può essere responsabilità dell’esercente ad esempio indicando l’impatto C02 delle varie opzioni di consegna. Una consegna in 24 ore comporta una richiesta di energia 3 volte superiore rispetto a quella tradizionale. Inserire il valore di CO2 corrispondente alla spedizione selezionata, consente di raddoppiare il numero di consegne verso un punto di ritiro. Numero che viene quadruplicato se il punto di ritiro viene messo come opzione di default.

 

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Struttura organizzativa

La forte accelerazione del comparto dell’e-commerce negli ultimi due anni ha determinato una messa in discussione delle organizzazioni interne delle aziende.  

 

Investimenti nel breve termine

Come lo scorso anno, le aziende e-commerce italiane nel breve termine prevedono di investire soprattutto in marketing e promozione (52%). Al secondo posto si posizionano, come l’anno precedente, gli investimenti tesi a migliorare le prestazioni, l’usabilità e la user-experience del sito web (47%), mentre al terzo posto ci sono gli investimenti volti a migliorare l’infrastruttura tecnologica (per il 37%). L’adozione/ottimizzazione del CRM e della marketing automation sono previsti dal 33% delle aziende.

La presenza sui marketplace e il potenziamento del servizio di logistica sono previsti come investimenti dal 22% e 21% delle aziende italiane intervistate, mentre l’attività di vendita all’estero dal 19%.

Investimenti nel breve termine (Risposta multipla)

Investimenti nel breve termine (Risposta multipla)

Secondo la survey, il 16% prevede investimenti destinati all’inserimento o potenziamento del customer service/care nonché alla personalizzazione dei prodotti proposti al cliente e/o della modalità di acquisto.

A seguire ci sono le aziende che prevedono di destinare budget alla personalizzazione delle modalità di consegna e di reso, all’ampliamento e personalizzazione della modalità di pagamento e alle acquisizioni di società terze o startup per il potenziamento dell’e-commerce e dei sistemi di sicurezza.

La struttura organizzativa verrà ampliata da parte delle aziende e-commerce italiane soprattutto in termini di Soluzioni di pagamento (48%), Spedizioni/resi gratuiti (39%), Packaging/sede/trasporti/comportamenti più sostenibili (33%), Spedizioni personalizzate (29%), Click & Collect / Locker / Delivery community service (es. Walà, TocToc Box, etc) (28%) e Misure di sicurezza in termini di data protection (7%).

I più interessati alle soluzioni di pagamento in particolare sono aziende del settore dei Centri Commerciali, Casa-ufficio, arredamento e Moda.

Ampliamento della struttura organizzativa per incrementare le vendite online (Risposta multipla)

Ampliamento della struttura organizzativa per incrementare le vendite online (Risposta multipla)

Logistica

Negli ultimi due anni i servizi di spedizione sono stati messi sotto pressione. La logistica nella maggior parte dei casi rimane ancora in carico all’azienda. Il fenomeno che si è registrato nell’ultimo anno è tuttavia un forte incremento (dal 2 al 10%) di aziende che affidano la propria logistica ai marketplace (in particolare Amazon), cosa che si può probabilmente correlare anche ad un aumento della soddisfazione (da 25 a 36%) per il servizio di spedizione.

Per spesare un servizio sempre più veloce (e quindi costoso) in media il prezzo di spedizione è fissato in 8 euro. Per renderlo più digeribile da parte del cliente diversi operatori stanno iniziando a inserire prezzi di spedizione che terminano con ,99 anche sul prezzo di spedizione. D’altro canto un esercente su 5 pratica la spedizione gratuita anche se quasi sempre legata a qualche condizione come un limite minimo acquistato.

Per risolvere i problemi legati alla spedizione gli esercenti ricorrono all’internalizzazione del magazzino in carico all’azienda stessa (per il 64% degli e-commerce italiani) che permette di avere maggiore controllo sullo stock e la spedizione, a discapito della logistica di magazzino gestita da partner (18% degli intervistati). L’ultimo anno ha visto una accelerazione della logistica e spedizione esternalizzata al marketplace (scelto dal 10% degli intervistati, contro il 2% dell’anno precedente). In particolare il servizio di Amazon Shipping è forse quello che garantisce SLA più stringenti.

 

I pagamenti digitali nell’e-commerce

Anche quest’anno per le aziende di e-commerce italiane la carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso e in crescita (50% vs 41%), seguita dai digital wallet (28% vs 26%) e dal bonifico che perde punti.
Il forte aumento delle carte di credito rispetto allo scorso anno a discapito principalmente di bonifici (8% vs. 15%) e pagamenti alla consegna (9% vs 12%). Quest’ultimo rimane comunque importante per generare fino ad un decimo aggiuntivo del transato delle aziende.
Seguono il pagamento alla consegna (9%), i sistemi di rateizzazione del pagamento (3%) e il pagamento via mobile (1%).

La grande novità degli ultimi due anni  in Italia è rappresentata dalla categoria del pagamento rateizzato che segue il trend globale del Buy now/Pay later.
Questa modalità di online payment determina diversi vantaggi che ne giustificano la diffusione, tra cui: un aumento del carrello medio, una crescita delle conversioni grazie alla facilità di utilizzo per il cliente, una maggiore frequenza d’ordine e l’apertura a target di consumatori più giovani che così possono avere accesso all’acquisto, anche per piccole cifre di spesa (non è infatti inusuale che vengano splittati pagamenti anche per cifre intorno ai 15 euro).
Oltre a Klarna, Soisy, Scalapay e Amazon, ci sono molti altri operatori che sono entrati nel mercato italiano della rateizzazione dello shopping online.

Un altro aspetto che dovrà essere considerato nei prossimi anni è la possibilità di accettare criptovalute. Già oggi è possibile comprare on line utilizzando anche i Bitcoin. Alcuni servizi permettono anche di intermediare i siti più popolari. Ad esempio Shopping.io intermedia Wallmart e Amazon permettendo l’acquisto in Bitcoin, Ethereum, e USDC. Per i merchant esistono servizi come Coinbase che ha sviluppato un sistema che permette l’integrazione del checkout con 1% di commissione per le principali criptovalute (meno delle carte di credito).

Metodi di pagamento utilizzati

Metodi di pagamento utilizzati

L’e-commerce manager

Le attività principali oggi in carico all’e-commerce manager sono orientate alla vendita come il monitorare le performance di vendita ed i dati sulla customer base (65% degli e-commerce manager la ritengono molto importante), ma comprendono numerose altre attività come il definire l’evoluzione delle strategie digital (54%), gestire il team interno e le relazioni con altre aree aziendali (53%), definire ed evolvere le campagne di promozione (42%), organizzare l’evoluzione della piattaforma e l’innovazione tecnologica (36%), effettuare analisi di mercato e studiare l’evoluzione dei trend (35%), verificare l’operatività quotidiana e problem solving (33%), gestire la collaborazione con terze parti (24%).

Con l’aumento del fatturato e del peso interno della divisione e-commerce, nelle aziende in molti casi ci sono state delle ristrutturazioni organizzative per poter integrare meglio le attività digitali con il resto dell’azienda. Di pari passo anche un aumento del personale nel team.

Attività rilevanti nello svolgimento del ruolo di e-commerce manager

Attività rilevanti nello svolgimento del ruolo di e-commerce manager

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Social media

Nel 2022 sta emergendo  il social commerce, sia per l’interazione tra on e offline, quanto per la vendita online pura, grazie anche al live social commerce.

I brand punteranno sulle community e si alleeranno con i creators per favorire l’interazione, guadagnare fiducia e stringere la relazione. Si svilupperanno ulteriormente i programmi di advocacy dei dipendenti e di listening per comprendere a pieno quanto accade in rete.

Il 55% degli utenti, infatti, viene a sapere dei brand dai social media, 2 consumatori su 5 entrano in contatto con i brand con un like su un contenuto social, tanto che per il 43% degli utenti scoprire nuovi brand ha causato un aumento del tempo trascorso online nello scorso anno. Il 78% degli utenti è propenso a comprare da un brand dopo aver interagito in modo positivo con un brand sui social. Molti sono i brand che investono su questi canali, tanto in termini di content quanto di advertising. In particolare alcuni settori investono più di altri,  il 60% dei contenuti sul tema beauty, ad esempio, proviene da Instagram.

 

I social preferiti dalle aziende italiane

Tra i social ritenuti più efficaci per l’e-commerce Facebook (26%) è caduta in classifica superata da Instagram (37%) e Whatsapp Business (27%). 

Whatsapp Business richiede una conoscenza specifica per essere utilizzato, diversa dagli altri social media, e per questo si crea una forte dicotomia tra chi lo trova efficace e chi no. A seguire troviamo Youtube (8%), Linkedin (7%), Pinterest (5%), Twitter (3%) e WeChat (2%).

Tra i social emergenti per l’e-commerce troviamo TikTok che ha quasi triplicato il numero di aziende che hanno trovato modo di utilizzarlo in modo “abbastanza efficace” (27%).

L'efficacia dei social media

L’efficacia dei social media

Social media e ROI

La percezione dell’efficacia dei social media in termini di ritorno sull’investimento rimane complicata per le aziende e-commerce italiane intervistate. Durante il 2020 si erano dimostrate anche molto più facili da utilizzare per via dello squilibrio tra domanda e offerta, ma il 2021 ha riportato l’uso dei social media ai livelli di difficoltà precedenti.
Con l’aumento del numero dei social media è aumentata anche la complessità di gestione. Anche per questo si rimane ancora nell’ambito della sperimentazione e anche solo la misurazione dei risultati è tema di dibattito.
Solo un quarto delle aziende si ritiene soddisfatto delle performance dei social media, un altro quarto lo ritiene completamente insoddisfacente e la restante metà è alle prese con il cercare una soluzione.

 

Previsioni di investimenti sui social media

Le aziende italiane che vogliono continuare ad investire su questo canale aumentando gli investimenti rispetto all’anno precedente sono il 55% (-4% rispetto all’anno precedente). In aumento il numero delle aziende e-commerce che decidono di mantenere l’investimento costante (il 32%, +5% dallo scorso anno), a favore di un aumento di risorse destinate ai social media. Aumenta anche la percentuale delle aziende che ridurrà l’investimento nel corso di quest’anno (il 6%). Resta invece piuttosto costante la quantità di aziende che prevede di non effettuare investimenti in attività social durante il 2021 (8% rispetto al 10% dello scorso anno).

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Vendere sui marketplace

Si stima che i marketplace europei valgano tra  120 e i 150 miliardi di euro in termini di fatturato. A preferirli sono le generazioni più giovani, ma in generale ormai la maggior parte degli utenti internet ha fatto almeno un acquisto su un marketplace, segnatamente Amazon o eBay.

I marketplace sono il punto di partenza per le ricerche nel 44% dei casi. Solo il 9% delle ricerche iniziali di prodotti viene effettuato direttamente sui siti di brand. Questi dati sono particolarmente evidenti nella fascia di età tra 18 e 24 anni, dove fino al 52% degli utenti usa i marketplace per le ricerche e solo il 18% i motori di ricerca.

L’Italia si dimostra il Paese con più familiarità con i marketplace dato che il 98% degli acquirenti online lo scorso anno ha fatto almeno un acquisto da questi siti, rispetto a Paesi come la Finlandia (61%) o l’Olanda (69%) dove non tutti ancora hanno utilizzato questo tipo di servizi.

Nel dicembre 2021 Amazon ha ricevuto una multa record di 1,13 miliardi di euro dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in quanto il servizio logistico Fulfillment by Amazon ha abusato del suo dominio sul mercato e svantaggiato notevolmente i concorrenti. Questa multa non è la sola del 2021 per Amazon:  l’Unione Europea a luglio ha multato Amazon per 746 milioni di euro per violazioni del GDPR

Nonostante i molteplici attacchi legali e mediatici probabilmente inevitabili vista la grande impronta economica che ha in molti Paesi, Amazon non ferma la sua avanzata anche nel fisico e sta lanciando a Los Angeles un negozio fisico per la moda che consente alle persone di fare acquisti in digitale. Il negozio Amazon Style presenterà abbigliamento, scarpe e accessori di un mix di marchi noti ed emergenti. 

Utilizzando l’app Amazon Shopping, i clienti scansionano semplicemente il codice QR di un articolo per vedere dimensioni, colori, valutazioni complessive dei clienti e dettagli aggiuntivi sul prodotto. Con il semplice tocco di un pulsante, gli acquirenti possono aggiungere l’articolo in un camerino o, se non hanno bisogno di provarlo, inviarlo direttamente al banco di ritiro.

Sempre nell’ambito di integrazione del mondo fisico con quello digitale Zalando ha lanciato in Germania il programma pilota Care&Repair che offre ai clienti una piattaforma digitale dove è possibile fissare appuntamenti con sarte locali per le riparazioni.

Tra le aziende presenti sui marketplace (il 49% delle aziende intervistate rispetto al 45% dell’anno precedente), nell’ultimo anno c’è stata una razionalizzazione del numero di marketplace in cui si è presenti con la maggior parte presente in due o tre marketplace (46% delle aziende). A contenere più di altre il numero di marketplace in cui essere presenti sono soprattutto aziende del settore Moda ed Elettronica di Consumo.

Numero dei marketplace su cui si è presenti

Numero dei marketplace su cui si è presenti

Per il 39% delle aziende che vendono utilizzando i marketplace, questi incidono meno del 10% sul fatturato. Per il 22% delle aziende incide dall’11 al 25% del fatturato. A seguire, il 17% delle aziende con un’incidenza del 26-50% sul fatturato, sempre il 13% ha incidenza dal 51 al 75%. Il 9% ha invece un’incidenza maggiore al 75%. A limitare maggiormente le vendite sui marketplace sono i settori di Tempo libero e di Casa-ufficio arredamento.

Percentuale delle vendite online generata dai marketplace

Percentuale delle vendite online generata dai marketplace

Tenendo conto questa pluralità di presenze, tra i marketplace più utilizzati si segnalano Amazon (79%), eBay (39%), ManoMano (21%) che ha avuto una crescita importante nell’ultimo anno, Privalia (16%), Facebook (12%), E-price (7%), Zalando (7%), IBS (5%), Alibaba (4%), Aliexpress (4%) ed Etsy (2%). Amazon rimane una prima scelta per molti. Gli unici marketplace che vengono scelti anche in assenza di Amazon sono eBay, Zalando e Booking.

Tra gli altri marketplace utilizzati,  compaiono in particolare quelli verticali dedicati a singoli settori come Booking.com, Expedia, Ctrip C-Discount – Spartoo, Veepee, Deesup, FlixBus, Everly, Gorillas, Volagratis, Last Minute Tour, YallaYalla, Vivino, Drinks&co. 

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Vendere all’estero

Strategie di presenza sui mercati esteri e fatturato

Presenza internazionale (confronto con 2020)

Presenza internazionale (confronto con 2020)

Durante il 2021 le aziende e-commerce italiane che vendono all’estero sono aumentate e oggi superano di poco la metà, mentre il 44% vende solo in Italia, contro il 49% dello scorso anno.
La strategia principale per essere presenti all’estero consiste nel creare un sito multilingue. In via residuale, alcuni siti hanno adottato la strategia di una presenza specifica, ad esempio negli USA tramite marketplace.
Ad essere più refrattari all’estero sono Centri commerciali online e Elettronica di consumo per via del prodotto e delle politiche distributive. Ad avere una presenza più marcata sono soprattutto i settori Alimentare e Casa-ufficio, arredamento.
Il fatturato prodotto all’estero pesa in media per il 32% sul totale in salita rispetto al 29% del 2020. Durante lo scorso anno si segnala che le vendite dall’estero sono aumentate nel 53% dei casi delle aziende coinvolte nella survey, stabili per il 33% e diminuite per il 14%.

Mercati esteri con maggior presenza di aziende italiane

La presenza estera sta diventando sempre più marcata in una varietà di Paesi. Le aziende italiane intervistate sono presenti per il 90% in Germania, 76% in Francia, 71% in Spagna, 48% nel Regno Unito, 40% Nord Europa, 39% Svizzera e USA, 23% Balcani, 8% Russia e America Latina, 6% Giappone e Cina, 3% in India, 3% in altri stati asiatici e il 2% in Africa. Il 10% vende anche in altri Paesi.

Nell’ultimo anno si sono visti i settori tipici dell’italianità (Moda, Alimentare e Arredamento) penetrare sul mercato tedesco in particolare. Ai Paesi tradizionali dell’Export si sono aggiunti anche i Balcani, in forte crescita rispetto allo scorso anno.

Presenza aziende italiane all'estero

Presenza aziende italiane all’estero (Risposta multipla)

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